Oggi Repubblica ha rivelato che negli uffici della società Facebook a Palo Alto, California, è stato appena siglato un patto tra il maggior social network del mondo e le forze dell'ordine del nostro Paese.
L'accordo prevede la piena libertà per la polizia postale di visionare i contenuti degli utenti sul sito, sia per approfondire indagini già in atto che per "prevenire" nuovi reati.
Tra le grinfie dei detective virtuali finiranno non soltanto le informazioni relative a crimini attuati in prima persona quindi, ma sarà sufficiente avere un indagato tra i propri amici per giustificare l'intervento della polizia anche sulla nostre pagine.
Eppure, se non ricordo male, qualche mese fa si discuteva di una nuova legge (celebre e contestata "legge sulle intercettazioni" fortunatamente mai approvata) che difendesse la privacy del cittadino dalle "losche mire" dei magistrati comunisti. Sembra proprio che i nostri illuminati capi abbiano deciso di cambiare rotta....
In realtà, già da un paio d'anni le forze dell'ordine svolgono accurati controlli sull'immenso mare del web, scandagliando le comunità in rete nel tentativo di individuare, ricavare informazioni e ricostruire la rete di relazioni di possibili autori di reati. Così, spesso sono costretti ad utilizzare qualche trucchetto del mestiere.
Sempre su Repubblica appare la testimonianza di un carabiniere anonimo che spiega: "talvolta creiamo una falsa identità femminile su Fb, su Msn o su altre chat, inseriamo nel profilo la foto di un carabiniere donna, meglio se giovane e carina, e lanciamo l'esca. Il nostro carabiniere virtuale tenta un approccio con la persona su cui vogliamo raccogliere informazioni, magari complimentandosi per un tatuaggio. E in men che non si dica facciamo parte del suo gruppo, riuscendo a diventare "amici" di tutti i soggetti che ci interessano". Non solo monitoraggio dunque: anche il raggiro ai danni dei cittadini non dispiace quando serve.
Ora, siamo tutti d'accordo che sia sufficiente non aver nulla da nascondere perché questo accordo non susciti in noi la minima preoccupazione. Eppure molti saranno ugualmente schedati, e le comunicazioni registrate e monitorate, anche solo per aver aggiunto un soggetto dubbio ai propri amici.
Questo provvedimento rappresenta l'ennesimo colpo basso del nostro Governo al principio costituzionale della "libertà d'espressione e di pensiero", in quanto pone sotto il controllo dell'autorità una serie di informazioni strettamente confidenziali non per assicurare alla giustizia criminali già colpevoli, ma per individuare e schedare soggetti "devianti" anche quando incensurati e, nella maggior parte dei casi, innocui.
A mio modo di vedere il provvedimento è nulla più che una risposta alla crescente crisi di consensi che sta investendo in questo periodo il premier, una crisi che per gran parte passa proprio dalle pagine dei social network. Attraverso la rete, e Facebook su tutti, idee e pensieri da tutta Italia si mischiano, si scontrano, creano nuove proposte e nuove iniziative (non si contano più le petizioni proposte) ragionando su quanto i media ufficiali, sempre meno affidabili, spesso trattano con sufficienza o omettono del tutto.
Lo spauracchio dei controlli servirà a scoraggiare molti organizzatori di ritrovi, manifestazioni, contestazioni in genere, che potrebbero essere incriminati di "sobillazione" per via informatica.
I nostri gusti, le nostre passioni, soprattutto se originali o devianti (ad esempio letteratura di un certo tipo), saranno comunque registrate e tenute sotto controllo con funzione "preventiva" (anche se l'interessato potrebbe non sapere mai di cosa). Inoltre, non sarà necessario alcuna autorizzazione della magistratura per monitorare le pagine, in nome della "fantasia investigativa" che non può ammettere limitazioni di alcun genere.
Insomma, il Governo ha segnato un buon punto contro i suoi detrattori e gli scontenti mettendo una sorta di museruola virtuale ai cittadini più esposti e coraggiosi nella protesta e scoraggiando l'organizzazione di movimenti di massa. Mark Zuckerberg ne ha segnato un altro, portando a casa un contratto con il quale si è imbonito la classe dirigente italiana che a questo punto difficilmente presenterà mai lamentele o denunce contro il network e i suoi contenuti (dato che i colpevoli potranno essere identificati senza problemi).
Gli unici ancora a zero siamo proprio noi che di quel network abbiamo fatto la fortuna, trasformandoci per volere di altri da uomini in contatto a cavie del marketing a potenziali criminali in poco più di un anno.
Credo sia il prezzo da pagare allo sviluppo informatico e tecnologico.. Più alto é il potenziale del singolo individuo, più alto é il livello di controllo dell'autorità.. Credo sia fisiologico.. Troppo il potere racchiuso in un clic..
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