Proprio ieri ho acquistato per la bellezza di 60 (e sottolineo 60!!!) euro un biglietto per assistere al concerto che il redivivo Prince terrà il 3 novembre al Mediolanum Forum di Assago (biglietti ancora dispnibili in data 13 ottobre), seconda delle due date italiane previste per la presentazione del suo nuovo album "20Ten" (il quale, a mio modesto parere, è tutto fuorché un capolavoro...).
Ora, premesso che il principe del funk manca dall'Italia da esattamente 8 anni, e che molti suoi fan (tra cui il sottoscritto) lo aspettano in trepidante attesa da allora, pretendere una cifra simile per un biglietto di parterre, fino a quasi 130 (fonte ticketone) euro per un posto numerato, mi sembra una richiesta che a buon diritto si può catalogare sotto la voce "furto" o, più gentilmente, "speculazione senza ritegno".
Non è un mistero che sempre meno artisti iternazionali includano l'Italia nei programmi dei propri tour, e questo tanto per le sempre più frequenti e ridicole difficoltà organizzative (come si può chiedere di abbassare i decibel a mostri sacri come gli AC/DC??) quanto per un'attenzione piuttosto limitata del nostro Paese verso gli spettacoli live, spesso troppo costosi per quel che realmente valgono e quindi di scarso richiamo per i fan meno sfegatati.
In Spagna, ad esempio, un concerto di seconda fascia non arriva mai a costare più di 20 euro (alcuni sono addirittura ad ingresso gratuito!); 30 nel caso di eventi di grande portata.
Perché da noi si toccano cifre assolutamente inaccessibili per molti (tipo 50 euro per un'ora e mezzo di Chemical Brothers senza gruppi di apertura né dj-set al termine), nonostante spesso gli eventi siano sold-out? Persino entrare nei locali al sabato sera da noi costa un'enormità rispetto ad altri Paesi!!
Saranno problemi organizzativi, di tassazione più alta, sarà che qualcuno ci fa la cresta, sarà che gli Italiani si lamentano sempre ma pongono ben poche domande; resta il fatto che la musica qui da noi sembra essere un affare per ricchi.
Andrò al concerto e probabilmente ne sarò entusiasta, o almeno lo spero, ma resta il fatto che la musica in teoria dovrebbe essere diffusa, incentivata, alla portata di tutti.
Qui invece purtroppo le proposte valide diminuiscono ogni anno, e le poche meritevoli di attenzione assoluta vengono sfruttate al limite dell'indegno e rese un bene "di lusso" che pochi possono permettersi.
Quando si dice la "passione per l'arte"....
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