D'accordo, probabilmente non è la notizia più importante o significativa del momento (quanti conflitti, quante stragi e tragedie non vengono nemmeno menzionati dai nostri canali d'informazione e passano praticamente inosservati all'opinione pubblica??), ma è pur sempre vero che la nostra nazionale maschile di pallavolo ha raggiunto la seconda fase di un mondiale giocato in casa e nessuno in tv si è nemmeno degnato di avvisarci: i risultati dei nostri non sono stati annunciati né nei tg principali delle reti né nei numerosi approfondimenti di carattere sportivo; strano non trovate?
Persino il molestissimo Studio Sport (di durata ben superiore alla media del genere), che pur di riempire il proprio spazio non esita a raccontarci dell'ultima influenza di Cassano o della diarrea fulminante che ha colpito Balotelli, ha preferito sorvolare completamente sulle prestazioni degli azzurri, forse per non correre il rischio di dire per la prima volta qualcosa di interessante.
Purtroppo per me, e quindi in parte anche per voi che mi leggete, faccio sempre fatica a non cercare del marcio in Danimarca, ovvero negli avvenimenti che mi incuriosicono per la loro stranezza o particolarità, e in questo caso forse più che altrove. A volte vedo bene altre male, come tutti, ma spero concorderete sull'assunto che raramente nella vita le cose si dimostrano lampanti e semplici quali appaiono a prima vista, e dimostrerete quindi un po' di compassione 'per le mie piccole (e innocenti, lo giuro!) supposizioni.
Io la vedo così: possibile che in un Paese che si nutre letteralmente di sport (calcio in primis ma anche motociclismo, Formula 1, basket e negli ultimi tempi anche vela e rugby), e che vanta il quotidiano di argomento sportivo più diffuso nel mondo (La Gazzetta), un intero mondiale, perlopiù ospitato a casa propria, passi del tutto inosservato? Possibile che a nessuno sia venuto in mente di riempire i tanti spazi del palinsesto (spesso a dir poco deprimente) con qualche immagine tratta dalle partite in corso o con brevi resoconti delle giornate di gara? Possibile che gli investitori non abbiano dato segni di vita?
Bene, ritenendo impossibili o quantomeno improbabili tutte queste premesse mi trovo costretto ad un ragionamento impopolare, ma che mi sento di condividere.
Sono infatti abbastanza convinto che la ragione di questa scelta, come di tutto ormai, abbia radici in elementi di carattere puramente economico, e pubblicitario nel particolare. Com'è noto i numerosi investimenti operati nell'industria calcistica, sia nella forma del finanziamento alle squadre che tramite l'assunzione di calciatori in veste di testimonial di prodotti in fase di lancio, richiedono un riscontro reale che giustifichi l'enorme spesa necessaria alla sponsorizzazione, spesso effettuata da grandi aziende con ampio potere sul mercato.
Da qui la netta predominanza dell'argomento "calcio" sui nostri media, e di conseguenza la convinzione diffusa che questo rappresenti lo sport principe per l'intero Paese (spesso a discapito delle tante eccellenze in altre discipline che vengono riesumate solo in occasione di mondiali o medaglie olimpiche).
Ma cosa succede quando un nuovo, pericoloso avversario bussa al panorama televisivo nazionale portando scompiglio nei palinsesti delle reti e in quelle che dovrebbero essere le priorità dei contenitori dedicati allo sport?
I casi sono due: o l'argomento viene trattato come merita, e di conseguenza le fanfaronate quotidiane di carattere calcistico vengono messe in secondo piano, svalutando il prodotto agli occhi degli investitori (che potrebbero anche chiedere uno sconto sulle proprie spese); oppure si cerca di farlo passare inosservato ai più lasciando che i veri appassionati si informino attraverso canali alternativi (radio, internet, giornali specializzati...) che permettano comunque la comunicazione mirata degli investitori, ma evitino scrupolosamente di entrare in concorrenza con i giganti della pubblicità calcistica che tanto rendono alle reti.
Nessuno dei due modelli può essere definito giusto o preferibile: la scelta dipende dalle intenzioni e dalla motivazioni alla base delle diverse reti e di chi costruisce i singoli servizi.
Certo, se ancora esistesse una minima etica dei giornalisti verso l'amore per l'informazione e il proprio pubblico, la risposta ci sarebbe eccome.
p.s.: inutile che cerchiate informazioni sulla diarrea del Balo; me la sono inventata!!
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