Copertina del nuovo album di Eno; Small craft on a milk sea |
L'etereo Eno, che negli anni ci aveva deliziati e rasserenati con i suoi ritmi ambient quasi trascendentali, in questo nuovo lavoro su molti pezzi opera una decisa svolta verso un suono più elettrico, convulso, più vicino ai beat oscuri e quasi dub del miglior Aphex Twin (non a caso artista della Warp pure lui).
Le prime tre tracce si mantengono vicine alla vena più tradizionale dell'artista, con pianoforte dominante, onde sonore lunghe e suoni delicati nel pieno rispetto dello stile ambient che l'ha reso famoso.
Ma già con Flint March la musica cambia decisamente: compaiono le chitarre, i beat si fanno più convulsi e i sintetizzatori la fanno da padroni nel creare atmosfere cupe, quasi aggressive, e distorsioni al limite dell'allucinazione che del rilassante degli esordi hanno ben poco.
Il nucleo centrale dell'album si mantiene su questa pista, per tornare poi nel finale alla magia di quello che forse Eno sa fare meglio, ma che personalmente non ho mai trovato esaltante: ricompare il pianoforte e il ritmo lascia il passo all'incanto della melodia, in un commiato che sembra quasi una dichiarazione d'affetto ai fan più affezionati del primo Eno.
A mio parere un lavoro da non perdere nonostante richieda un ascolto approfondito e impegnato per poter essere compreso appieno Un'opera in grado di creare una perfetta armonia tra le spinte creative assolutamente d'avanguardia dei produttori Warp e l'innato genio non convenzionale del più grande pioniere di questa musica/non-musica.
Quando si parla di Eno non si parla di un semplice musicista. Si sta parlando di un compositore a tutto tondo in grado di mescolare e reinventare generi e mode, un autentico genio che dalle prime esperienze negli anni '70 ad oggi non ha mai smesso di sperimentare e creare novità.
Provare per credere.
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